Dico il mio grazie.

Una persona che malata di un brutto male. Sofferenze continue che rendono dura ogni giornata… ma una grande fede che ti fa reagire e soprattutto una grande amicizia con una persona che ti sta vicino anche quando non è con te, che condivide ogni tuo attimo di sofferenza aiutandoti a fortificare la tua fede e la tua speranza; a questa persona va il suo “grazie”!

Anche oggi ho aperto gli occhi a guardare il sole
dopo una notte buia che ha straziato il corpo,
che mi ha sfinito e non trovo più parole
per dire grazie a te, che ci sei, e a Gesù risorto!

Grazie a te che condividi questo mio dolore,
e il mio patire diventa un giogo assai leggero;
ma Ti prego, quando non ho più forze, o mio Signore,
volgi lo sguardo a me e non esser con me austero!

Ed ora posso riposar queste stanche membra
che tregua ho avuto con favore delle tue orazioni;
stilettate ancor non sento e vero non mi sembra
perché questo corpo mio spesso cade ciondoloni!

Grazie a te, dono che Lui mi ha messo accanto
a sfogare solitudine, dolore e sfinimento
e della Sua parola e di te mi faccio vanto,
che solitudine con voi non mi fa più spavento!

E così l’animo mio, anche se stanco, è pur sereno
e quando nuovo dolore il mio corpo assonna,
esprimo un desiderio dal cuore, l’ultimo terreno:
riposare, finalmente, sulle ginocchia della mia Madonna!

Maria pietà

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La Croce

La croce è comunemente intesa come qualcosa di negativo, un peso per quanti non riescono a sopportarla eppure è proprio attraverso la croce che Gesù ha amato tutti, la croce è diventata un segno di vittoria, da strumento di tortura è diventata un trono dal quale Gesù ha manifestato la sua potenza vincendo la morte che ha trasformato nella vita eterna.

E la campana richiama la coscienza
di un amore fioco, sbiadito, umano;
ma se lo provi non puoi, comunque, viver senza,
lo cerchi nel cuore, non puoi stargli lontano.

E’ l’ora dei vespri. Avvicinare la croce,
posare lo sguardo sullo strumento di dolore,
macchina infame dell’agonia più atroce:
perchè non sei sceso da lì, o mio Signore…”

Passaggio obbligato dell’amore per cui è morto,
quel legno pesantissimo è diventato trono
del Re dei re, di Gesù Risorto…
e le piaghe e i chiodi strumenti di perdono.

Ed oggi siamo noi a metterti la croce sulle spalle piagate,
noi continuiamo a conficcare chiodi su di te esanime
con il nostro egoismo, con le nostre scelte sbagliate
e giudizi superficiali e cattivi in un coro unanime!

E’ l’ora dei vespri. Passi lenti e la croce si avvicina.
In ginocchio, le mani giunte in preghiera. Lui è lì.
Ci aspetta, sa che apriremo il cuore…lectio divina…
Commozione pervade, scende una lacrima; dico il mio SI!

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E’ solo un barbone.

Se ne vedono ormai tanti di barboni, o meglio clochard, girando per le nostre strade e ci suscitano sentimenti diversi anche contrastanti: a volte ci danno fastidio oppure ci fanno compassione, ma dietro ad ognuno di loro c’è una persona, una vita, una storia che forse dovremmo fermarci ad ascoltare.

Si muove lenta quella sagoma inconfondibile,
uno straccio sulla spalla a mo’ di palandrana
e cenci addosso per proteggersi da niente.
Nelle nostre case è, spesso, un soprammobile,
una statuetta triste di vecchia porcellana
che a guardarla non ha proprio nulla di attraente.

Ed anche Peppe di attraente non ha nulla.
La sua pelle è secca, bruciata da sole e vento;
è inutile, come una scala senza pioli!
Se stanco, si sdraia ai piedi di una betulla;
ma quando lo incontri ti catalizzano, più dell’abbigliamento,
due occhi grandi, azzurri che parlano da soli.

A me è successo proprio questo.
Lo vedevo per strada vagare a capo chino
la prima volta che ho allungato la mia mano
a dare due soldi che non aveva chiesto;
gli ho detto allora di non comprare solo vino!
Uno sguardo, il ricordo di un incontro ancora arcano.

Da quel giorno ho cercato di incrociare quei passi,
ma quella sagoma inconfondibile, pur lenta, svanisce
nelle strade e piazze, nei giorni di sole e nelle sere
e per essere certo, in quelle vie, ci passi e ci ripassi
perché quello che sento prima o poi unisce.
Da quel giorno, Peppe, sei nelle mie preghiere.

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Amico caro

Quanta tristezza quando un amico viene a mancare, un compagno di scuola….quindi tuo coetaneo, una persona con cui hai condiviso i sogni e le delusioni della giovinezza. Poi si cresce…ma rimaniamo in contatto, tutti gli ex allievi della V^D. Un ritrovo, una cena come ormai avviene ogni anni da tanti anni. Ma dopo venti giorni lui non c’è più.               (Dedicata a Rocco ad un anno dalla sua scomparsa – 25 marzo 2014)

 
Lacrime di pioggia giù dal cielo
unite alle mie in accorato pianto
a ricordar di te, di tutti un vanto,
amico caro, uomo di cuore e di zelo.

Parole non saranno mai abbastanza
a dir di te e di chi ha sofferto le tue pene,
come le tante rose di chi ti ha voluto bene,
presenti a quell’appuntamento con riluttanza.

Tu che hai sempre amato tutti e tutto,
sempre con un sorriso e quella sigaretta!
Un anno è passato troppo in fretta
e il nostro tempo segnato da sgradito lutto.

E scordar non posso i tuoi inni alla vita
a rincuorar, se affranto, l’animo mio.
Amico caro, or che canti le tue lodi a Dio,
ho la certezza che puoi lenir la mia ferita.

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Er buciardo

Tutto comincia con una storiellina sulla differenza tra cane e gatto raccontata da un’amica: il cane quando fa qualcosa di male, si nasconde; il gatto invece ne è orgoglioso.               Allora viene da chiedersi: sei cane o gatto? Cosa è più coerente vergognarsi del male fatto ( e allora perchè lo fai?) o vantarsene (…magari prendendosi la responsabilità di quanto fatto…)?                                                                                                                                        Molto tempo fa ho scritto due righe su un bugiardo; certo anche le bugie fanno male per non parlare di quelle dette a fin di bene… Ma il bugiardo si pente?

Er buciardo

E si qualcuno me chiedesse cos’è la verità,
je potrei di’ solo: – Me spiace, ‘n ce lo so,
so sortanto che ‘sto core ‘n ce vo sta
quando le fregnacce pe’ bone je le do! –

Che si le bucìe facessero annà i treni,
si ce potevo costruì i palazzi,
da ‘n pezzo ‘n c’avrei avuto più problemi
perché me piace dille, le regalo a mazzi!

Ormai è quasi ‘n’arte sopraffina,
che quando m’ascorta, la gente se rifiata
sì che so belle, ‘na cosa da vetrina…
m’escono bene, già… so’ ‘na cannonata!

Poi c’aripenzo, e quì casca er somaro;
er magone che sento, infatti, già s’affina
che ‘sta bucìa, pure si ha ‘n gusto amaro,
so che continuerò a dilla come prima. 

bugiardo

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Le bellezze di Roma

Quando vai in giro per le strade di Roma, con tutti i suoi monumenti e le sue bellezze, ti capita di ripensare a quando da bambino ti aggiravi per le stesse strade, con tuo padre, mano nella mano, ma era tutto diverso…

Le bellezze de Roma (ricordando Alberto Sordi)

L’arto giorno so’ ripassato davanti all’osteria
dove mi padre m’ha portato ch’ero regazzino,
da Checco, che quanno è stata l’ora de annà via
m’ha preso pe’ mano e se semo messi in cammino.

“Mo vedrai, ‘na sorpresa che te lascia a bocca aperta”,
così m’ha detto… ma nun c’ho capito gnente;
e passo passo pe’ i borghi era lunga la trasferta,
gira a destra a sinistra, camminando ‘n mezzo a la gente.

E ancora: “Lo vedrai grande da fatte batte er core!”
Nun sapevo più che pensà… ero pure preoccupato…
e quanno m’ha detto: “E’ ‘n gigante incantatore…”,
adesso si, io che ero piccolo, ero davvero spaventato!

“Borgo Pio, semo quasi arrivati; è ‘no spettacolo ‘sta scena!”
A bocca aperta, occhi sgranati, m’ha preso er mammatrone
era come me diceva mi padre: “‘Sta vista te ‘ncatena!”
e da allora, nun me so’ scordato mai più der Cuppolone!

er cuppolone

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E se non fossi io?

Capita…si che capita di pensare al passato, soprattutto quando nel passato c’è qualcosa che ti rode… Sbagli che tutti abbiamo fatto in un modo o nell’altro…

 

Quando il sole scompare diventa buio l’animo mio
che memoria torna incessante a ricordare
l’uomo sbagliato che sono stato io
quando lo sguardo si volta ché non è pronto a dare!

La baldanza, temeraria compagna in giovinezza,
ispiratrice dell’ego a cui pagare il fio
e di gesta che elargiscono amarezza…
tanto che non avrei voluto esser stato io!

E se non fossi io l’uomo dei dispiaceri
dispensati con indifferente noncuranza
appagando solo i miei desideri,
non avrei avuto neppure la speranza…

La speranza diventata realtà con questo dono:
che se quell’uomo non fossi io
non avrei conosciuto la gioia del perdono,
della preghiera, del mutarsi e di donarsi a Dio.

Perdono di Dio

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Notte

Di recente, mio cognato ha avuto gravi problemi con la vista ed in pratica, purtroppo, quasi non ci vede. E’ già stato sottoposto ad un intervento chirurgico ma è solo l’inizio.               Non è facile rendersi conto di quello che si prova.

 

Non si arresta il tuo divenire o maldestra notte
e l’oscurità attanaglia l’anima mia
or che la luna burlona è andata via
a lasciar paure ancestrali arrivare a frotte!

Notte nera che mi neghi il più piccolo spazio,
muovo pochi passi e a farmi da scudo le mie mani
e il pensiero a quello che non vedrò domani
come se di questo buio non fossi già sazio!

Coscienza inattesa di vedere quello che non vedo
come cambiare il senso di tutte le cose;
già mi pungo di spine se solo penso alle rose
e nel buio si cela anche quello in cui credo!

Il corpo pervaso da indicibile sgomento;
eppure so che dopo la notte torna sempre il sole
e come la mente è vuota di visioni e di parole
così la fiamma che è in me darà luce al mio tormento.

bosco-notturno

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Insieme, per sempre

Quando una persona cara viene a mancare devi trovare una motivazione a quello che è successo; è difficile e non sempre ci si riesce e allora dici che era arrivato il suo momento oppure che non ha sofferto nel passaggio alla morte…che tutto sommato aveva vissuto bene… Da poco è scomparsa mia suocera ed io ho pensato che una cosa buona era comunque accaduta: si era ricongiunta al marito amato deceduto ventisei anni prima.

 

A riannodar i nodi che l’uomo ha sciolto
solo Dio è capace, solo lui, autore del progetto,
che alla fine di tutto, quello che è stato tolto
ce l’ha ridato, ed ecco ritrovar l’antico affetto!

E morte con morte a saldare per sempre la catena
spezzata anni lontani da immane dolore;
dolore e lacrime animano questa vita terrena,
la vita eterna è un prato lussureggiante d’amore.

Ed ora lì, di nuovo e per sempre insieme,
loro a dare conforto a queste figlie sconsolate,
loro a dare certezza che le leggi supreme
rinfrancano il cuor d’anime affrante e addolorate.

La pagina del Libro della Vita è stata voltata.
E come il fiume va al mare, a noi rimane la speranza
di ritrovare, un giorno, persona tanto amata
e amare ancor, che l’amore dato non è mai abbastanza.

Persempreinsieme

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Una giornata così

Una giornata come tante di quelle trascorse al mare. Un momento per rilassarsi, per restare solo con i propri pensieri…e mettere da parte, anche se per poco, quelli brutti. E il Signore ci da una mano.

 

Mare, tenue il rumore delle onde; il sole si fa rosso.
Occhi socchiusi, pacato è l’animo mio, finalmente!
La calura appiccicosa non ce l’ho più addosso;
ora è l’aria fresca che tutta la mia pelle sente.

E’ il momento più bello. Si, sto bene. Sdraiato.
Il pensiero va, libero della fatica di un altro giorno
a godere tutto quello che Dio ha creato,
senza scordare niente e nessuno: guardarsi attorno.

E’ domenica. E’ l’ora dei vespri. Io sornione questa volta;
quasi assopito, devo assecondare il dondolio delle onde.
Si ode forte la campana del Santuario: chiama a raccolta.
Tutte le anime sono chiamate, quelle bianche, quelle immonde!

Rimango tranquillo, sono già stato alla Collegiata;
stamattina, alla messa delle otto, con i miei peccati, ero lì.
E’ il momento più bello anche se va a morir questa giornata
e ancora a cavalcar le onde con i miei pensieri. Dio è anche quì.

uomo al tramonto

 

 

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